PER UN “DISABILE PERFETTAMENTE NORMALE”
Si è svolto a Lecce Sabato 8 giugno un convegno che ha affrontato le problematiche sessuali e riproduttive dei soggetti diversamente abili, perché affetti da problematiche neuromotorie o/e altri handicaps.
“Diversabilità,
Sessualità e riproduzione: riflessioni, proposte ed iniziative per come
migliorare la vita del disabile”, è stato il titolo del congresso, promosso dalla
commissione pari opportunità della provincia di Lecce ed
organizzato con la collaborazione del Prof. Lamberto Coppola,
responsabile della sezione CECOS di Lecce e Brindisi, del dottor Antonio Luperto,
dirigente della sezione di endocrinologia della riproduzione della ASL Le 2, del
Tribunale dei diritti del malato, delle associazioni dei pazienti , nonché
dell’associazione nazionale ginecologi extraospedalieri, che era presente
nella figura del suo presidente, prof. Francesco Giorgino.
Si
è gettato “un sasso nello stagno” e si vuole che la sua onda arrivi a chi
di dovere per rendere la vita del disabile meno complicata dalla burocrazia e
soprattutto dai pregiudizi.
Albert
Einstein scrisse “E’ più difficile distruggere un pregiudizio che
l’atomo”.
Nel
terzo millennio sicuramente non dobbiamo arrivare a questo, per cui si pone come
principale obbiettivo proprio quello di eliminare tutti i pregiudizi che
esistono nel mondo della diverabilità, specialmente per quanto riguarda
l’aspetto sessuologico e riproduttivo.
Numerosi
relatori hanno dato la loro disponibilità a lavorare in questo senso,
specialmente grazie all’aiuto degli interessati.
A
tal proposito è stato molto significativo l’intervento del Dott. Gabriele
Viti di Arezzo, “ disabile perfettamente normale”(come lui stesso ama
definirsi) ed autore del libro “Kama-Sutra dei disabili, anche noi abbiamo
un sesso”, che ha concuso il convegno.
Come
primo intervento si è proposta la rapida pubblicazione degli atti congressuali,
che attraverso l’associazione italiana ginecologi extraospedalieri,
raggiungeranno le strutture sanitarie nel territorio, le associazioni dei
pazienti e, soprattutto, le istituzioni che per la maggior parte sono
insensibili alle problematiche sessuologiche e riproduttive di disabili
e poco collaborano a migliorane la qualità della vita in questo senso.